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tempo lettura: 5 minuti
Cybersecurity
22 settembre 2025

Come preparare un piano di Disaster Recovery veramente efficace

Sommario

    Un blackout improvviso o un attacco informatico può bloccare l’accesso ai server aziendali, rendendo i file irraggiungibili, interrompendo le comunicazioni e sospendendo gli ordini. In queste situazioni, non c’è più tempo per improvvisare: l’azienda deve già avere un piano preciso di intervento. Ed è proprio qui che entra in gioco il Disaster Recovery — l’insieme di strategie operative e tecnologiche pensate per far ripartire rapidamente l’impresa dopo un evento critico.

    Va però fatto un distinguo importante: il Disaster Recovery è il processo vero e proprio, mentre il Disaster Recovery Plan (DRP) è il documento guida che definisce come agire. In questo articolo ti mostreremo come costruire passo dopo passo un DRP efficace, per proteggere la tua azienda da rischi sempre più frequenti come attacchi informatici, calamità naturali, errori umani e guasti infrastrutturali.

    Disaster Recovery: che cos’è, a cosa serve e perché ogni impresa ne ha bisogno

    Cosa si intende per Disaster Recovery? Con questo termine si indica la capacità di un’organizzazione di ripristinare i sistemi informatici e le attività operative dopo un’interruzione improvvisa. Il Disaster Recovery fa parte della più ampia strategia di Business Continuity, ma si concentra in particolare su tecnologia, dati e infrastrutture IT.

    A differenza della continuità operativa, che mira a non interrompere i processi, il Disaster Recovery accetta che un’interruzione possa accadere e si prepara a gestirla nel modo più rapido ed efficace possibile.

    Il Disaster Recovery Plan (DRP) è il documento strategico e operativo che definisce come farlo: chi deve intervenire, quali risorse devono essere attivate, in quanto tempo e con quali priorità.

    Un Disaster Recovery Plan ben costruito consente all’azienda di contenere i danni, ridurre i tempi di inattività e tornare operativa in modo rapido, evitando così ripercussioni gravi sul piano economico, operativo e normativo.

    Primo passo per costruire un DRP efficace: analisi di rischi e impatti

    La base di ogni Disaster Recovery Plan è una solida analisi preventiva. Occorre innanzitutto valutare quali sono i rischi specifici a cui l’azienda è esposta (attacchi ransomware, incendi, guasti elettrici, errori umani…) e quali conseguenze potrebbero avere su processi e clienti.

    L’analisi dell’impatto aziendale (BIA) serve a quantificare perdite economiche, danni reputazionali, penalizzazioni contrattuali o sanzioni legate alla mancata conformità normativa (incluso il GDPR). In parallelo, un’analisi dei rischi (qualitativa o quantitativa) permette di classificare le minacce in base alla loro probabilità e gravità.

    Qual è l’obiettivo principale dei piani di Disaster Recovery?

    Lo scopo di un Disaster Recovery Plan non è solo quello di “ripartire”, ma di farlo nel tempo giusto e con la perdita minima possibile di dati. In altre parole, serve a limitare l’impatto dell’interruzione e a riportare i sistemi in funzione prima che i danni diventino critici.

    Per questo si definiscono due parametri fondamentali:

    • quanto tempo possiamo restare fermi prima che il danno diventi critico? (Recovery Time Objective – RTO)
    • quanti dati possiamo permetterci di perdere? (Recovery Point Objective – RPO)

    Rispondere a queste domande aiuta a definire la soglia di tolleranza dell’organizzazione e a dimensionare correttamente gli strumenti di backup, replica e ripristino.

    Cosa deve contenere un DRP efficace?

    Un Disaster Recovery Plan è un documento dettagliato e operativo. Deve illustrare in modo preciso quali interventi attivare, chi ne è responsabile e in quale ordine vanno eseguiti, quando i sistemi aziendali si fermano.

    Questi sono gli elementi fondamentali che ogni piano dovrebbe contenere:

    • elenco delle risorse essenziali: serve una mappa aggiornata dei beni digitali e tecnologici dell’azienda: computer, server, software, connessioni Internet, sistemi gestionali e qualsiasi altra componente che supporti i processi aziendali. A ogni risorsa va assegnato un livello di priorità: critica, importante o accessoria
    • individuazione dei responsabili: per ogni fase del piano va indicata la persona o il gruppo incaricato di agire. Chi segnala l’incidente, chi coordina le operazioni, chi tiene i contatti con clienti e fornitori, chi controlla la sicurezza dei dati, chi comunica con eventuali soggetti esterni (come fornitori IT o autorità)
    • procedure operative di ripristino: occorre indicare in modo chiaro quali azioni eseguire per recuperare i dati, riattivare i sistemi, riprendere l’operatività. Le procedure devono tenere conto del tipo di incidente: guasto hardware, attacco informatico, interruzione di rete, evento naturale
    • sistemi di copia e salvataggio dei dati: il piano deve spiegare come e dove vengono conservate le copie di sicurezza, con quale frequenza vengono aggiornate e come si può accedere a tali copie in caso di emergenza
    • contatti utili: devono essere disponibili tutti i riferimenti per comunicare con chi è coinvolto nel piano, sia interno che esterno all’azienda: tecnici, fornitori di servizi, referenti privacy, consulenti legali, ecc…
    • schemi visivi e sintesi operative: un buon piano contiene anche tabelle e diagrammi che aiutano a visualizzare le sequenze delle azioni, le priorità e i collegamenti tra ruoli e risorse. Questo facilita la consultazione in situazioni di emergenza

    Un documento scritto bene non serve solo al personale IT, ma anche a chi deve gestire la crisi da un punto di vista organizzativo o commerciale. Deve quindi essere chiaro, sintetico e accessibile.

    Che cos’è un sito di Disaster Recovery?

    Il sito di Disaster Recovery è un ambiente alternativo predisposto per ospitare temporaneamente i sistemi informatici dell’azienda in caso di emergenza. In pratica, è il “luogo” — fisico o digitale — dove si spostano i servizi quando quelli principali non sono più disponibili.

    Può essere:

    • una seconda sede operativa dotata di infrastruttura simile a quella principale,
    • un data center esterno che ospita copie aggiornate dei sistemi aziendali,
    • una piattaforma in Cloud, accessibile da remoto, che replica in tempo reale i servizi critici.

    Alcune aziende scelgono di affidarsi a fornitori specializzati che mettono a disposizione data center situati in Italia, ad alta affidabilità, in grado di garantire tempi rapidi di ripristino, ridondanza delle linee e assistenza continuativa. Questa soluzione consente di esternalizzare parte della gestione tecnica, riducendo il carico interno e migliorando la reattività in caso di incidente.

    Il sito può essere attivo, cioè sempre operativo e sincronizzato con la sede principale, oppure passivo, attivato solo in caso di necessità.

    La scelta del tipo di sito dipende da diversi fattori: budget disponibile, tempo massimo accettabile per il ripristino (RTO), quantità di dati che si possono perdere (RPO), obblighi normativi, e complessità dei servizi da garantire.

    In alternativa, alcune aziende scelgono di delegare interamente la gestione del Disaster Recovery a fornitori esterni tramite soluzioni di tipo DRaaS (Disaster Recovery as a Service), che includono l’infrastruttura, la replica dei dati e la supervisione tecnica continua.

    Cosa sono i test di Disaster Recovery?

    Un piano ben scritto non basta. Deve essere testato regolarmente per verificare che funzioni davvero. I test di Disaster Recovery possono andare da semplici esercitazioni teoriche fino a vere simulazioni operative.

    L’obiettivo è duplice:

    • verificare che le procedure siano attuabili nei tempi previsti;
    • identificare errori, colli di bottiglia, incongruenze operative da correggere.

    Inoltre, ogni modifica significativa all’infrastruttura aziendale (nuove sedi, nuovi sistemi, cambi di personale) deve essere recepita nel DRP con aggiornamenti puntuali.

    GDPR e Disaster Recovery: obblighi di legge, non solo buone pratiche

    Il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali impone alle aziende di adottare misure tecniche e organizzative per garantire la resilienza dei sistemi che trattano dati. In particolare, l’art. 32 del GDPR richiede la capacità di “ripristinare tempestivamente la disponibilità e l’accesso ai dati personali in caso di incidente fisico o tecnico”.

    Un Disaster Recovery Plan è quindi parte integrante delle misure richieste dalla normativa. In caso di data breach o perdita di informazioni, la mancanza di un piano può tradursi in multe significative e danni reputazionali difficili da recuperare.

    Disaster Recovery: gli strumenti per renderlo più semplice

    Un solido piano per il Backup dei dati e il Disaster Recovery può ridurre al minimo questi rischi. Ma come realizzare un piano efficace e mantenerlo aggiornato con semplicità?

    Il segreto è nella scelta di un partner tecnologico che supporti la tua azienda con servizi su misura e un supporto costante.

    Vianova ti offre le migliori garanzie di riuscita grazie a:

    • servizi Cloud certificati ISO27001 e compatibili con SAP, ridondati con uptime garantito
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    • cruscotto di Cloud Management per controllare in autonomia risorse e costi
    • monitoraggio H24 da parte di tecnici esperti sempre reperibili
    • supporto dedicato per eliminare le complessità tecniche.

    Il DRP come strumento quotidiano, non solo di emergenza

    Un piano di Disaster Recovery non è utile solo in emergenza. Per essere efficace, deve essere previsto nel funzionamento ordinario dell’azienda: va inserito nelle procedure, spiegato a chi lo gestisce e rivisto ogni volta che l’organizzazione cambia.

    Può sembrare un’attività straordinaria, ma in realtà è un’abitudine gestionale. Le aziende che mantengono vivo e operativo il proprio DRP sono anche quelle che riducono i tempi di inattività durante gli aggiornamenti di sistema, che gestiscono meglio i picchi di lavoro, che riescono a sostituire più velocemente una postazione guasta o un server danneggiato.

    In altre parole: il piano di Disaster Recovery non è solo una protezione contro le emergenze, ma uno strumento per migliorare l’efficienza quotidiana dell’impresa.

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