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tempo lettura: 6 minuti
Cybersecurity
18 dicembre 2025

Data Center ibridi e IA: una nuova era per la sicurezza IT

Sommario

    I Data Center si trasformano. L’era dell’Intelligenza Artificiale impone nuove architetture per gestire la mole crescente di informazioni critiche.

    Una tendenza significativa in questo panorama è la crescente diffusione delle infrastrutture ibride. Secondo il Politecnico di Milano, nel 2025 il mercato del Cloud pubblico e ibrido è cresciuto del 21% (con un +23% anche per le soluzioni di Private Cloud). Il 52% delle grandi imprese italiane preferisce soluzioni ibride che combinano il Cloud con l’on-premise per mantenere il controllo sulle infrastrutture, anche in un’ottica di sovranità digitale.

    Tuttavia, questa convergenza tra ambienti fisici e Cloud introduce una complessità inedita nel panorama della sicurezza IT, rendendo imperativo l’adozione di nuove strategie difensive.
    L’IA può aiutare a ottimizzare la gestione della sicurezza.

    La convergenza tra Data Center fisici e Cloud

    Le organizzazioni richiedono soluzioni flessibili che combinino la robustezza dei Data Center tradizionali con l’agilità del Cloud. Questa convergenza genera ambienti ibridi dove i dati fluiscono tra strutture fisiche e virtuali.

    L’approccio ibrido permette di bilanciare costi, prestazioni e sicurezza. Le informazioni critiche possono risiedere in strutture locali altamente protette, mentre i carichi di lavoro variabili si spostano su Cloud pubblici o privati in base alle necessità operative.

    Tuttavia, la natura distribuita dei Data Center ibridi aumenta inevitabilmente la superficie d’attacco rispetto alle architetture tradizionali. Ogni punto di interconnessione tra ambienti fisici e Cloud diventa potenziale bersaglio per tentativi di intrusione.

    Questa espansione del perimetro difensivo richiede strategie di sicurezza informatica più sofisticate e una visibilità completa su tutte le componenti dell’infrastruttura.

    L’Intelligenza Artificiale nei Data Center ibridi

    Nei Data Center ibridi, l’Intelligenza Artificiale modifica radicalmente le modalità di gestione della sicurezza. La distribuzione delle risorse tra ambienti on-premise e Cloud complica il controllo dei flussi e richiede strumenti in grado di operare su infrastrutture eterogenee.

    L’IA fornisce una risposta concreta a questa complessità. Sistemi di protezione distribuiti, basati su algoritmi di machine learning, analizzano costantemente i flussi tra ambienti diversi, rilevando comportamenti anomali e minacce non note.

    In parallelo, l’IA viene utilizzata anche per condurre attacchi più mirati, sfruttando le vulnerabilità specifiche di interconnessione tra i segmenti del Data Center ibrido. Per questo motivo, la protezione deve estendersi a ogni nodo, automatizzando il rilevamento e la risposta su più livelli dell’infrastruttura.

    Zero Trust in architetture ibride

    Il modello Zero Trust ridefinisce l’approccio alla sicurezza informatica nei Data Center moderni. Il principio “non fidarsi mai, verificare sempre” sostituisce il tradizionale perimetro di difesa.

    Nel contesto ibrido, ogni accesso richiede autenticazione rigorosa, indipendentemente dalla posizione della richiesta. I privilegi seguono il principio del minimo accesso necessario, limitando l’esposizione in caso di compromissione.

    Microsegmentazione per ambienti dinamici

    Nel Data Center ibrido, la microsegmentazione consente di isolare componenti distribuiti e ridurre la propagazione laterale degli attacchi. Questa tecnica è essenziale quando i carichi di lavoro si spostano tra ambienti fisici e virtuali, poiché ogni spostamento introduce nuovi punti di esposizione.

    Suddividere l’infrastruttura in segmenti logici autonomi consente di applicare regole di sicurezza mirate, legate alla funzione del componente e al contesto operativo. Ogni server, applicazione o container interagisce solo con ciò che è strettamente autorizzato, riducendo al minimo la superficie di attacco.

    In scenari ibridi, la microsegmentazione è efficace solo se supportata da strumenti in grado di aggiornare in tempo reale le policy in base alla topologia attuale della rete.

    Risposta automatizzata negli ecosistemi ibridi

    L’automazione della risposta agli incidenti è particolarmente rilevante nei Data Center ibridi, dove la velocità di propagazione delle minacce può superare la capacità d’intervento umano.

    Sistemi di sicurezza distribuiti, integrati con piattaforme di orchestrazione, rilevano violazioni e agiscono su più livelli dell’infrastruttura. Isolano i nodi compromessi, attivano rollback di configurazione e bloccano flussi dannosi nei segmenti interessati.

    In ambienti ibridi, questa capacità di reazione deve estendersi sia ai componenti locali sia a quelli ospitati nel Cloud, garantendo coerenza e rapidità senza interruzioni operative. L’automazione, in questo contesto, è una condizione necessaria per contenere l’impatto degli attacchi su sistemi distribuiti.

    Conformità in ambienti distribuiti

    La gestione della conformità nei Data Center ibridi è complessa. I requisiti normativi, come quelli imposti da GDPR, NIS2 e regolamento DORA, devono essere rispettati in ambienti che includono infrastrutture non omogenee, soggette a regole giurisdizionali differenti.

    I controlli devono essere applicabili a livello centrale ma validi su tutte le piattaforme coinvolte. Le tecnologie di tracciamento dei dati, potenziate dall’Intelligenza Artificiale, offrono la visibilità necessaria per monitorare i flussi informativi lungo percorsi ibridi.

    Le aziende devono poter dimostrare in ogni momento chi ha avuto accesso a un dato, dove è stato trattato e con quali autorizzazioni, anche in presenza di componenti Cloud gestiti da terzi.

    Supply chain e sicurezza: scegliere fornitori affidabili

    In un ecosistema IT sempre più interconnesso, la sicurezza dell’infrastruttura non può prescindere da quella dei fornitori e dei partner tecnologici.

    Nei Data Center ibridi, dove molte componenti – dai servizi Cloud alle piattaforme di gestione – sono affidate a terze parti, la supply chain digitale rappresenta un’estensione diretta della superficie d’attacco. Il rischio di compromissioni indirette, attraverso software, API o servizi non adeguatamente protetti, è in crescita costante.

    Affidarsi a partner tecnologici affidabili e certificati, che adottano controlli documentati e verificabili su fornitori e subfornitori, è oggi un requisito essenziale per garantire la resilienza dell’intero ecosistema.

    Certificazioni: una garanzia di sicurezza

    Standard internazionali come ISO/IEC 27001 garantiscono l’adozione, da parte di un provider, di un sistema di gestione della sicurezza delle informazioni strutturato, verificabile e aggiornato. Per i clienti e i partner, queste certificazioni non sono solo un requisito formale, ma una garanzia concreta che le pratiche di protezione dei dati siano allineate ai più alti standard.

    Vianova, in qualità di provider certificato ISO/IEC 27001, dimostra un impegno costante nella protezione delle informazioni e nella gestione dei rischi in ambienti complessi, offrendo un livello di sicurezza documentabile e riconosciuto a livello internazionale.

    Errore umano e sicurezza nei Data Center ibridi

    La complessità tecnica dei Data Center ibridi aumenta la probabilità di errori umani.

    Configurazioni errate, permessi eccessivi o policy non aggiornate possono compromettere l’intero ecosistema. In questo contesto, la formazione del personale non basta. La collaborazione tra uomo e macchina (Human-AI Teaming) è fondamentale: i sistemi AI aiutano a standardizzare le configurazioni, applicare controlli centralizzati e ridurre l’intervento manuale.

    I sistemi di gestione dell’infrastruttura devono operare in modo coerente su ambienti fisici e Cloud, assicurando che le stesse regole siano applicate ovunque. Solo così si limita il margine di errore e si costruisce una sicurezza più affidabile.

    Continuità operativa nei Data Center ibridi

    Garantire la disponibilità dei servizi è un obiettivo primario nei Data Center ibridi, dove le applicazioni critiche sono distribuite tra ambienti on-premise e Cloud.

    L’interruzione di un nodo non deve compromettere l’intera infrastruttura. La replica dei carichi di lavoro su più ambienti, la predisposizione di failover automatici e la possibilità di trasferire le attività tra sedi fisiche e virtuali aumentano la resilienza del sistema.

    Le simulazioni di attacco e i test di ripristino devono coinvolgere l’intero perimetro ibrido, verificando la tenuta operativa in scenari reali. La continuità non è solo un’esigenza tecnica, ma una condizione per sostenere attività essenziali anche in presenza di eventi critici.

    Protezione dei dati in ambienti eterogenei

    La gestione della crittografia nei Data Center ibridi richiede soluzioni in grado di proteggere dati in transito e a riposo, indipendentemente dal contesto in cui si trovano. I dati possono attraversare reti locali, ambienti Cloud pubblici e infrastrutture di terze parti: ogni passaggio rappresenta un punto di vulnerabilità.

    L’adozione di protocolli crittografici robusti deve essere accompagnata da una gestione centralizzata delle chiavi, accessibile ma sicura.

    L’evoluzione verso tecnologie post-quantistiche impone una revisione dei modelli attuali. I Data Center ibridi devono garantire la compatibilità con sistemi di crittografia avanzata, in grado di resistere anche a minacce emergenti legate al calcolo ad alte prestazioni.

    Rilevamento distribuito e analisi dei segnali deboli

    Nei Data Center ibridi, le minacce si manifestano spesso attraverso segnali frammentati, distribuiti tra ambienti fisici e Cloud. I sistemi di rilevamento basati sull’Intelligenza Artificiale analizzano questi segnali e costruiscono modelli di comportamento, identificando attività anomale anche quando isolate.

    Il valore di questi strumenti sta nella capacità di collegare eventi distanti, riconoscere pattern e anticipare attacchi complessi. In un’infrastruttura distribuita, è essenziale che i dati di log, accesso e traffico siano raccolti in modo coerente da tutte le componenti. La riduzione dei falsi positivi migliora la reattività e alleggerisce il carico sui team di sicurezza.

    L’apprendimento continuo dei modelli consente un adattamento progressivo, allineato alle evoluzioni dell’infrastruttura e delle minacce.

    Oltre la difesa: adattamento e strategia continua

    Nel contesto ibrido, la sicurezza non si limita alla prevenzione. I Data Center devono dimostrare capacità di reazione e adattamento costante. Un approccio security by design consente di integrare controlli direttamente nelle architetture e nei processi, evitando di aggiungerli a posteriori.

    Le policy devono evolvere insieme all’infrastruttura.
    La revisione regolare delle configurazioni, le simulazioni di attacco e l’analisi post-evento sono pratiche che aiutano a mantenere l’efficacia nel tempo. L’obiettivo non è solo contenere le minacce, ma assicurare la continuità e rafforzare la capacità dell’organizzazione di operare in modo sicuro in un ambiente in continuo cambiamento.

    Verso un’architettura ibrida resiliente e consapevole

    La transizione verso Data Center ibridi impone alle organizzazioni un ripensamento profondo delle strategie di sicurezza, gestione e continuità operativa.

    L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale, l’adozione di modelli Zero Trust, la microsegmentazione, l’automazione della risposta e la conformità normativa non sono più opzioni, ma componenti essenziali di un ecosistema IT evoluto.

    Le aziende che investono oggi in architetture ibride sicure, intelligenti e governabili pongono le basi per affrontare con successo le sfide tecnologiche e normative di domani.

    In questo scenario, affidarsi a provider italiani o europei certificati – come quelli in possesso della ISO/IEC 27001 – garantisce non solo la conformità ai requisiti di sicurezza internazionali, ma anche una maggiore trasparenza nella gestione dei dati, nel rispetto delle normative UE e con un controllo più diretto sull’infrastruttura. La resilienza non è solo una questione tecnica: è una scelta strategica che inizia dalla fiducia.

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